mercoledì 25 giugno 2014

I bambini e lo sport: muoversi divertendosi

Lo sport è un elemento fondamentale per il sano sviluppo dei bambini, tanto da esser stato riconosciuto dalle Nazioni Unite come un diritto fondamentale.  Secondo l'art. 31 della Convenzione sui diritti dell'infanzia:  “Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica [...]”
I bambini hanno un istinto naturale a muoversi, e nel praticare una giusta attività sportiva si divertono, ma per motivarli sono necessari incoraggiamento e sostegno da parte di adulti (genitori, insegnanti, allenatori) consapevoli dell’importanza dell’attività fisica. 
Nella scelta dello sport da praticare, è importante che i genitori concordino con i figli il tipo di attività fisica da svolgere e lasciare che il bambino scelga lo sport a lui più gradito, tenendo presente le sue caratteristiche strutturali, l’età ed il suo carattere. Ma accade spesso, invece, che sono i genitori a decidere per lui. 
Esistono attività sportive che possono essere intraprese fin da piccoli, anche a 4-5 anni, in quanto il bambino ha raggiunto il grado di sviluppo e coordinazione necessari per apprendere le tecniche sportive; altre attività sportive, invece, richiedono uno sviluppo fisico maggiore e devono iniziare più tardi, verso gli 8 - 11 anni.
Il tema del gioco, soprattutto dai 5 agli 8/9 anni, dovrà essere preponderante, preferendo all’agonismo la collaborazione e, soprattutto, il divertimento, che se dovesse mancare potrebbe essere motivo di abbandono e di rifiuto dell’attività sportiva. È importante sottolineare però che un bambino si avvicini allo sport quando ha raggiunto una competenza motoria che gli permetta di affrontare impegno e sforzo in maniera piacevole e divertente, per non sentirsi frustrato dagli insuccessi. L'obiettivo, in ogni caso, deve essere: muoversi divertendosi. 
Praticare regolarmente uno sport favorisce nei bambini la crescita armonica del corpo e lo sviluppo della mente e della personalità; per questo lo sport rappresenta uno strumento fondamentale che i genitori possono adoperare per favorire un armonioso sviluppo fisico ed emotivo nei loro figli. 
Il punto di forza dell'attività sportiva, è che contiene gli elementi importanti per lo sviluppo emotivo, per la cooperazione, e per lo spirito d'appartenenza del gruppo. Lo sport praticato dai bambini, funge da regolatore dell' emotività e delle energie negative in surplus, e ancora, favorisce la socializzazione e il rispetto delle regole, ed è fonte di aumento di autostima attraverso l’esecuzione di esercizi, il superamento di prove e gare, il confronto con i propri pari età e i feedback forniti dall’insegnante. Nell’ insegnare a definire e a raggiungere obiettivi, si favorisce l’apprendimento del rapporto tra l’impegno speso e il risultato raggiunto, questo rinforza nel bambino il proprio senso di efficacia personale. Durante l'attività sportiva, il bambino si adeguerà alle regole, assimilando degli atteggiamenti fondamentali per la convivenza civile, come accettare le critiche, obbedire agli ordini e imparare a perdere.
Lo sport è un’opportunità per uscire dall’ambiente familiare protetto, permette di creare relazioni con i coetanei e con nuovi adulti di riferimento; quindi è un ottimo strumento di socializzazione. Tutti principi, questi, che sono alla base per un sano sviluppo.
L’approccio del genitore verso l’attività sportiva del figlio deve essere di sostegno e di supporto, prestando attenzione al clima emotivo. Ma soprattutto i genitori devono cercare di valorizzare le capacità e le potenzialità del figlio, e accrescerne il senso di auto-efficacia. 
Dunque lo sport non è fare solo del movimento, ma è educazione, rispetto, cultura, valori, benessere, stare insieme, accettazione dei propri limiti, valorizzazione delle proprie risorse, collaborare, mettersi alla prova, autocritica, obiettivi da raggiungere e da condividere. E' amicizia, e sana competizione. Insegna a gioire della vittoria e ad accettare l'amarezza della sconfitta, a cadere per poi rialzarsi, e soprattutto a vivere le emozioni e a saperle gestire. 

Dr.ssa Stefania Alfano
Psicologa-Psicoterapeuta

lunedì 16 giugno 2014

In Equilibrio durante la Gravidanza e l' Allattamento

Seguire un’alimentazione corretta durante il periodo della gravidanza e successivamente quello dell' allattamento costituisce un fattore di grande importanza al fine di tutelare il corretto sviluppo del futuro bambino ed una sua adeguata crescita.
Bisogna seguire una dieta equilibrata nei micro e macro nutrienti e introdurre la giusta quantità di calorie necessarie a soddisfare il bisogno energetico della mamma e del bimbo che porta in grembo.
Ciò non significa però, come si credeva un tempo, che bisogna “mangiare per due”.

L’obesità in gravidanza provoca in più dislipidemia, iperinsulinemia, disfunzioni vascolari e infiammazione cronica. Queste modificazioni danneggiano l’endotelio e contribuiscono a complicare la gravidanza. Il sovrappeso e l’obesità aumentano, infatti, il pericolo di andare incontro a diabete gestazionale ed ipertensione.
L’ideale è portare avanti la gestazione partendo da una condizione di normopeso (BMI compreso tra 20-25) laddove l’aumento di peso auspicabile sarà compreso tra 9 e 15 Kg. Nel caso in cui si partisse da una condizione di sottopeso (BMI < 18,5) è invece auspicabile aumentare di peso dai 12 fino ai 18 Kg. Infine, è bene ricordare che, nel caso in cui si fosse in sovrappeso o obese (BMI > 25), non si devono prendere durante la gravidanza più di 11 Kg.
Da queste evidenze, appare chiaro come affidarsi ad un nutrizionista di fiducia possa essere di aiuto per affrontare un periodo così delicato e importante quale la gravidanza. Un altro motivo per affidarsi ad un nutrizionista è quello relativo all’estetica della donna che come sappiamo è messa a dura prova dalla fisiologica ritenzione di liquidi e tensione dei tessuti a seguito del brusco aumento e diminuzione del peso corporeo. Smagliature e cellulite sono in agguato e appaiono più evidenti proprio quando sono troppi i kg presi durante la gravidanza, kg che tendono spesso ad essere smaltiti con grande difficoltà. Per evitare le smagliature, è necessario prendere questi kg poco alla volta e non tutti insieme; stesso discorso vale per il dimagrimento troppo rapido che porta sempre alle smagliature della pelle.

Per quanto riguarda invece il discorso relativo all’allattamento, il consiglio unanime dei nutrizionisti è da sempre quello di non fare delle diete "fai da te" durante tale periodo. Ciò che si teme, infatti, è che la donna vedendosi ingrassata cominci a fare una dieta pericolosa per lei e soprattutto inadeguata per far crescere al meglio il bambino. Dopo il parto, la maggior parte delle donne, desiderano recuperare il peso ed il tono muscolare che avevano prima della gravidanza. Allattare al seno aiuta già a perdere peso in misura di un chilo al mese circa considerando un consumo di calorie che oscilla tra 600 e 950 kcal/die per produrre 850 ml di latte al giorno.
Una corretta dieta moderatamente ipocalorica stilata dal nutrizionista non influenza la produzione di latte e consente di cominciare già durante la fase di allattamento a perdere i Kg di troppo presi durante la gravidanza, garantendo un adeguato nutrimento al nascituro.




domenica 1 giugno 2014

Cosa penso di me?


Molte persone si sentono inadeguati ad affrontare determinate situazioni,  riportando una valutazione negativa di sé e una bassa autostima. L’autostima si può definire come un’esperienza soggettiva e stabile di valutazione del proprio valore, basata sulla considerazione che si ha di sé: “Cosa penso di me?”. A seconda della percezione che ciascuno ha di sé, l'autostima può tradursi in atteggiamenti negativi (con ansia, apprensione, senso di inadeguatezza, scarsa fiducia nelle proprie capacità) o positivi (positività, apertura agli altri e alle situazioni, assertività). 
William James definisce l’autostima come il rapporto tra il Sé percepito e il suo Sé ideale: il Sé percepito equivale al concetto di sé, alla conoscenza di quelle abilità, caratteristiche e qualità che sono presenti o assenti; mentre il Sé ideale è l’immagine di quello che ci piacerebbe essere. L’ampiezza della discrepanza tra come ci vediamo e come vorremmo essere, è l’indice di quanto siamo soddisfatti di noi stessi.
Le relazioni interpersonali, la competenza di controllo sull'ambiente, il successo scolastico, l’emotività e il vissuto corporeo, sono molto importanti per lo sviluppo dell’autostima e sono le componenti che influenzano, in egual misura, la formazione dell’autostima globale.
La persona con una bassa autostima può percepirsi come un fallito, non meritevole di amore e sperimenta una lunga serie di sconfitte accompagnate, spesso, da sentimenti d’impotenza. Chi sperimenta una bassa autostima non si sente sufficientemente sicuro del proprio valore e delle proprie qualità,e capacità, evita di fare delle scelte e di conseguenza evita di agire per un eccessivo timore di sbagliare, e inoltre sperimenta maggior incertezza nel cercare una soluzione.

In pratica l’autostima, indica in che misura ci consideriamo importanti, capaci e di valore.
La formazione del proprio modo di considerarsi e definirsi, e la valutazione del proprio valore ha origine in un’età molto precoce. Nei primi anni di vita, il bambino sviluppa un’immagine di sé, in base alla percezione di una positiva o negativa relazione con le figure primarie. Questo primo scambio relazionale e la conseguente sicurezza (o insicurezza) interiore che il bambino sviluppa, sono connessi alla futura capacità di autorealizzazione. La capacità di affrontare gli eventi in momenti critici o di cambiamento, dipenderà proprio dal senso di sé che si è sviluppato in questa delicata e importantissima fase della vita. L'immagine di sé che sviluppa un individuo che ha avuto un attaccamento sicuro, è di essere una persona amabile, degna di essere amata, con buona autostima, che ha fiducia negli altri (ma non in modo indiscriminato). Sarà un individuo amabile con le persone amichevoli, difeso con chi percepisce come ostile, si prenderà cura di sé e delle persone che ama, non si affiderà alle persone che non conosce, sarà selettivo nei comportamenti empatici e nel rivelare se stesso, saprà appoggiarsi agli altri.
Mentre, bambini con modelli di attaccamento insicuro, saranno poi individui incapaci di regolare da soli i propri stati emotivi e in tal modo sperimentano un livello eccessivo di ansia, rabbia e desiderio di ricevere cure. Una bassa autostima, in genere, ha origine da precoci esperienze di rifiuto, trascuratezza, carenza affettiva, e trascuratezza emotiva.
Affermazioni espresse da persone significative, come ad esempio: “Stai sbagliando tutto”, “Se fai così non vali niente”, “Sei sempre il solito”, “Non hai ambizione”, “Mi hai deluso”, possono diventare aspetti identitari che si attivano in noi nel momento in cui dobbiamo fare delle scelte o dobbiamo affrontare una particolare situazione. La bassa autostima è come una profezia che si auto-avvera: credo che non riuscirò a fare una cosa, per cui non ci riuscirò davvero.

Quanto detto non vuol dire, però, che non possiamo modificare il nostro livello di autostima, o le nostre cognizioni negative e le emozioni legate ad esse.  
La sicurezza interiore e il senso di autostima, richiedono la capacità di integrare due bisogni: il bisogno di autorealizzazione (essere se stessi) e il bisogno di appartenere. Aumentare la propria autostima significa affermare se stessi nel coraggio di essere individui autentici.
È fondamentale, prima di tutto, diventare consapevoli di questo “critico interiore”, e poi cominciare a metterlo in discussione: "Sto davvero sbagliando tutto?", "Non valgo niente?"...   
Per una buona stima di sè, è importante riconoscere i propri diritti, ascoltare i propri bisogni, definire limiti e confini, considerare le proprie risorse, esprimere le proprie opinioni, prendersi cura di se fisicamente ed emotivamente, imparare a riconoscere le proprie qualità, stabilire degli obiettivi e raggiungerli.  Accrescere l’autostima significa fare un passo dentro di noi, ed esplorare e riconoscere quelle risorse interne che ci permetteranno di attuare il cambiamento. 


Dott.ssa Stefania Alfano
Psicologa-Psicoterapeuta