giovedì 7 agosto 2014

Famiglie psicosomatiche

La  psicosomatica nasce dalla consapevolezza che la mente e il corpo sono strettamente collegati l'una all'altro, e che il mondo emozionale e affettivo influenzi quello fisico.
Quando si affronta il problema delle componenti psicologiche di un disturbo psicosomatico, ci si pone in una prospettiva che mira ad ampliare le capacità di comprensione del disturbo, allargandone la gamma dei significati. Il disturbo somatico non è soltanto l’indice dell’anomalo funzionamento di un organo, aspetto che non va mai dimenticato e sottovalutato, ma diventa anche espressione di influenze psicologiche ed emozionali che rimandano “al di là” dell’organo malato, diventa, soprattutto, manifestazione o “simbolo” di qualcosa che non è riducibile all’apparato che non funziona ma che deve essere esplorato e compreso.
Il corpo è la prima manifestazione del Sé; è la prima realtà soggettiva del Sé, affettivo-senso-motoria. Il Sé si costruisce attraverso la relazione di attaccamento, ma quando questi legami di attaccamento non compiono la loro funzione organizzatrice e regolatrice, il bambino si sente smarrito, vive delle angosce destrutturanti e sregolatrici, e senza nessuna possibilità di sperimentare conforto, compromettendo, in tal modo, l’organizzazione del Sè. Queste identificazioni primarie modellano l’architettura corporea del Sé, esse continuano ad abitare il corpo proprio dell’adulto e a modellare i suoi comportamenti durante tutta la vita.
Questo Sé, dunque, nasce e si sviluppa all’interno di un sistema familiare.
Il contributo più importante dato dalle teorie sistemiche alla psicosomatica è venuto da Salvador Minuchin, un pediatra e psichiatra argentino che ha lavorato negli Stati Uniti e in Israele diventando il maggior esponente dell’indirizzo strutturale della terapia familiare. Minuchin, attraverso i suoi studi, sviluppò un proprio modello di interpretazione dei disturbi psicosomatici basato sull’analisi della struttura familiare  (Minuchin, Rosman e Baker, 1978). Secondo questo modello, fattori stressanti possono favorire l’insorgenza di tale disturbo e una volta che esso è comparso, tende a essere mantenuto all’interno di una organizzazione familiare disfunzionale.
L’aspetto interessante di questo modello è che esso non trascura le componenti mediche e biologiche della malattia, ma le integra in una visione più complessa nella quale assume un’importanza centrale la relazione della persona con disturbo psicosomatico e con l'intero sistema familiare. Per Minuchin, non è tanto il sintomo o la malattia ad essere specifici, ma il modo in cui è organizzata la famiglia.
Minuchin individuò delle caratteristiche strutturali tipiche delle famiglie psicosomatiche. Ha notato che: i componenti della famiglia hanno la tendenza ad interessarsi eccessivamente, sono troppo coinvolti, intrusivi ed invadenti, capita spesso, ad esempio, che uno parli al posto dell’altro (invischiamento); inoltre, in queste famiglie, ogni segnale di malessere o di malattia, genera un alto grado di tensione che spinge la famiglia ad assumere un atteggiamento di eccessiva protezione verso la persona sintomatica, impedendone l’autonomia, l'individualità, e lo sviluppo di interessi esterni al gruppo (iperprotettività); il nucleo familiare è fortemente resistente ad ogni forma di cambiamento, può accadere che non appena un membro cerca di rompere questo equilibrio precario, la famiglia diventa  molto vulnerabile e cerca di ripristinare quell'equilibrio anche se precario e non funzionale (rigidità); tutto questo rende le famiglie poco tolleranti alle frustrazioni, i componenti della famiglia non tollerano nessuna forma di disaccordo, e i problemi vengono continuamente soffocati al loro nascere o  negati (incapacità di risoluzione dei conflitti).
In tali disturbi, generalizzando,  potremmo dire che quando il dolore non trova sfogo nelle lacrime, altri organi lo piangono (Mauddsley).  Le malattie somatiche sono quelle che più strettamente realizzano uno dei meccanismi difensivi più arcaici con cui si attua una espressione diretta del disagio psichico, vale a dire attraverso il corpo. In queste malattie la sofferenza, le emozioni troppo dolorose per poter essere vissute, sentite e sperimentate, trovano una via di scarico immediata nel corpo. La difficoltà a far venire alla luce le emozioni, qualsiasi esse siano, è così invalidante che il corpo diventa il solo mezzo per poter mostrare, a se stessi e agli altri, la propria sofferenza.  


Dott.ssa Stefania Alfano
Psicologa-Psicoterapeuta
Dott.ssa Anna Verbicaro
Psicologa-Psicoterapeuta