lunedì 24 ottobre 2016

Il disturbo di dismorfismo corporeo



“Il corpo costituisce un substrato di base dell’identità e le sue trasformazioni, sia in termini di acquisizioni, sia in termini di decadimenti, continuano ad avere un’influenza su come l’individuo si percepisce e si valuta lungo tutto il corso della vita” 
(Palmonari, 2011)


Se Narciso guardandosi allo specchio si innamorava della sua stessa immagine, per il dismorfofobico non è così. Il dismorfofobico vede la sua immagine riflessa nello specchio come mostruosa, e per tale ragione si sente spinto a rimediare in qualsiasi modo ed a rincorrere, a tutti i costi, la perfezione.

Lo psichiatra Enrico Morselli, nel 1891 descrisse il dismorfofobico come una persona che in qualsiasi momento della giornata, indipendentemente da quello che sta facendo, è sopraffatto dalla paura della deformità; oggi nel DSM-5 tale disturbo è stato inserito nella categoria dei disturbi ossessivo compulsivi e disturbi correlati. La preoccupazione per l’aspetto fisico, il bisogno di controllarsi spesso allo specchio, una cura eccessiva per il corpo, il confrontare il proprio aspetto fisico con quello degli altri, sono solo alcuni degli aspetti e dei comportamenti messi in atto. Per tale ragione, gli individui con un’alta sensibilità estetica, possono essere più vulnerabili rispetto allo sviluppo del disturbo. 

L’esordio di tale disturbo avviene, in genere, durante l’adolescenza, proprio in quella delicata fase della vita in cui il corpo subisce profonde trasformazioni. La visione distorta di sé, è il riflesso di un’eccessiva preoccupazione per l’aspetto esteriore e per l’immagine. La troppa enfasi riposta sull’aspetto fisico consolida atteggiamenti quali la paura del giudizio, il sentirsi non adeguati, l’evitare di esporsi, il timore di fallire e di essere rifiutati. Per tale motivo, nel disturbo di dismorfismo corporeo, il funzionamento psicosociale e la qualità della vita sono marcatamente compromessi. 

La preoccupazione maggiore per gli individui con dismorfismo corporeo, è quella di essere valutati negativamente dagli altri. Molti credono che gli altri abbiano un’attenzione particolareggiata per i loro difetti fisici, e il percepire gli altri come rifiutanti, rinforza le preoccupazioni sulla propria bruttezza percepita e sulla scarsa desiderabilità sociale. La maggior parte crede di essere al centro dell’attenzione e che gli altri abbiano un atteggiamento critico e giudicante, con tendenze alla derisione e alla ridicolizzazione nei loro confronti. Queste credenze generano emozioni di vergogna, senso di colpa e rabbia, con conseguenti comportamenti di evitamento o aggressione anche violenta. È presente anche una profonda tristezza che riguarda, in particolare, la consapevolezza della perdita di un’immagine corporea bella, “non sono bello come vorrei essere”. 

È molto forte il bisogno di controllare; tale bisogno li spinge a guardarsi spesso allo specchio e ad un continuo monitoraggio con azioni anche manipolative per migliorare o rimuovere i difetti del proprio corpo; ma più aumentano i controlli sugli aspetti estetici e più cresce l’insoddisfazione. Il presunto difetto diventa l’unico ostacolo ad una vita piena di successi e di soddisfazioni, diventa il concentrato di tutto quello che nel soggetto non va, diventa “la madre di tutte le giustificazioni” per le sconfitte e le delusioni, e solo quando sarà rimosso allora tutto andrà per il verso giusto.
È un disturbo complesso e delicato, pertanto è necessario un percorso multidisciplinare, una maggiore collaborazione tra specialisti diversi è fondamentale per fornire le cure e un sostegno adeguati.




Fonte: di A. Scarinci, R. Lorenzini “Disturbo di dismorfismo corporeo”, Erickson


Stefania Alfano Psicologa Psicoterapeuta