“Il
corpo costituisce un substrato di base dell’identità e le sue trasformazioni,
sia in termini di acquisizioni, sia in termini di decadimenti, continuano ad
avere un’influenza su come l’individuo si percepisce e si valuta lungo tutto il
corso della vita”
(Palmonari, 2011)
Se Narciso guardandosi
allo specchio si innamorava della sua stessa immagine, per il dismorfofobico
non è così. Il dismorfofobico vede la sua immagine riflessa nello specchio come
mostruosa, e per tale ragione si sente spinto a rimediare in qualsiasi modo ed
a rincorrere, a tutti i costi, la perfezione.
Lo psichiatra Enrico
Morselli, nel 1891 descrisse il dismorfofobico come una persona che in
qualsiasi momento della giornata, indipendentemente da quello che sta facendo,
è sopraffatto dalla paura della deformità; oggi nel DSM-5 tale disturbo è stato
inserito nella categoria dei disturbi ossessivo compulsivi e disturbi
correlati. La preoccupazione per l’aspetto fisico, il bisogno di controllarsi
spesso allo specchio, una cura eccessiva per il corpo, il confrontare il
proprio aspetto fisico con quello degli altri, sono solo alcuni degli aspetti e
dei comportamenti messi in atto. Per tale ragione, gli individui con un’alta
sensibilità estetica, possono essere più vulnerabili rispetto allo sviluppo del
disturbo.
L’esordio di tale disturbo
avviene, in genere, durante l’adolescenza, proprio in quella delicata fase
della vita in cui il corpo subisce profonde trasformazioni. La visione distorta
di sé, è il riflesso di un’eccessiva preoccupazione per l’aspetto esteriore e per l’immagine. La troppa enfasi riposta sull’aspetto fisico consolida atteggiamenti quali la paura del giudizio, il sentirsi non adeguati, l’evitare
di esporsi, il timore di fallire e di essere rifiutati. Per tale motivo, nel
disturbo di dismorfismo corporeo, il funzionamento psicosociale e la qualità
della vita sono marcatamente compromessi.
La preoccupazione
maggiore per gli individui con dismorfismo corporeo, è quella di essere
valutati negativamente dagli altri. Molti credono che gli altri abbiano
un’attenzione particolareggiata per i loro difetti fisici, e il percepire gli
altri come rifiutanti, rinforza le preoccupazioni sulla propria bruttezza
percepita e sulla scarsa desiderabilità sociale. La maggior parte crede di essere
al centro dell’attenzione e che gli altri abbiano un atteggiamento critico e giudicante, con tendenze alla derisione e alla ridicolizzazione nei loro
confronti. Queste credenze generano emozioni di vergogna, senso di colpa e
rabbia, con conseguenti comportamenti di evitamento o aggressione anche
violenta. È presente anche una profonda tristezza che riguarda, in particolare, la
consapevolezza della perdita di un’immagine corporea bella, “non sono bello
come vorrei essere”.
È molto forte il bisogno
di controllare; tale bisogno li spinge a guardarsi spesso allo specchio e ad un
continuo monitoraggio con azioni anche manipolative per migliorare o rimuovere
i difetti del proprio corpo; ma più aumentano i controlli sugli aspetti
estetici e più cresce l’insoddisfazione. Il presunto difetto diventa l’unico
ostacolo ad una vita piena di successi e di soddisfazioni, diventa il
concentrato di tutto quello che nel soggetto non va, diventa “la madre di tutte
le giustificazioni” per le sconfitte e le delusioni, e solo quando sarà rimosso
allora tutto andrà per il verso giusto.
È un disturbo complesso e delicato,
pertanto è necessario un percorso multidisciplinare, una maggiore
collaborazione tra specialisti diversi è fondamentale per fornire le cure e un
sostegno adeguati.
Fonte: di A. Scarinci,
R. Lorenzini “Disturbo di dismorfismo corporeo”, Erickson