La
separazione è un evento che provoca diverse e forti emozioni a qualsiasi età
questa avvenga.
Ma quando si è piccoli, quando ancora non si è in grado di
elaborare in maniera adeguata il perché la mamma ci ha “lasciato” a scuola o il
perché un padre o una madre ci “hanno lasciato” a casa di un’amica, o in
palestra, questo evento può diventare insuperabile e carico di ansia.
Ed ecco
che ci troviamo a fare i conti con il pianto inconsolabile del bambino, con
l’aggrapparsi alla gamba del genitore nel momento in cui deve lasciarlo a
scuola, e con quel senso di impotenza sperimentato dai genitori ogni volta che devono separarsi dal
bambino. Tutto questo chiama in causa la relazione di attaccamento.
Dalla letteratura sappiamo che l’attaccamento è un sistema comportamentale appreso; è qualcosa che ci fa avvicinare a qualcuno quando abbiamo bisogno di superare una difficoltà o quando abbiamo bisogno di essere consolati. L’emozione base di attivazione del sistema di attaccamento è la paura; un paura intesa, come quando ci sentiamo in forte pericolo. Pertanto, il nostro sistema di attaccamento si attiva ogni volta che viviamo situazioni in cui proviamo paura. Se un bambino prova paura, si farà aiutare da uno dei genitori o da un adulto di riferimento, se i genitori, in particolare la madre, sarà in grado di rispondere al suo bisogno allora il bambino sarà in grado di esplorare, di allontanarsi e saprà che ogni qual volta avrà bisogno di aiuto ci sarà qualcuno che si prenderà cura di lui, si sentirà sicuro e al sicuro. Bowbly sottolineava che “sapendo per certo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato”, il bambino svilupperà una base sicura dove ritornare ogni qual volta si sentirà in pericolo.
Cosa
accade, invece, se si vive una situazione come se ci fosse un pericolo, se si
prova paura di qualcosa, se si chiede aiuto e non c’è nessuno che può aiutarci?
Si ha paura, si prova ansia, si piange. Il sistema di attaccamento ha appreso l’imprevedibilità
della risposta della figura di accudimento nei confronti di una risposta ai
nostri bisogni. La non risposta a quei bisogni, l’inadeguatezza delle risposte
di accudimento, lasciano il bambino in uno stato di insicurezza e di impotenza. Pertanto, alla separazione rispondono con una forte ansia, con rabbia o ancora con un
freddo distacco. Questa rottura dei legami d’attaccamento o questa profonda trascuratezza,
può determinare delle conseguenze che rendono inadeguata sia la capacità di
regolare l’affettività, sia la capacità di utilizzare le relazioni
interpersonali per la modulazione degli stati affettivi interni.
Le
esperienze di attaccamento nell’infanzia influenzano lo stile di personalità e
di relazione nell’età adulta. Il bambino costruisce delle rappresentazioni di
sé e della figura di attaccamento chiamate Modelli Operativi Interni (MOI). I
MOI contengono la rappresentazione di sé e del caregiver nelle relazioni di
attaccamento, organizzano pensieri e ricordi, e guidano i comportamenti futuri
di attaccamento. Bambini che hanno sviluppato una forte ansia da separazione
che difficilmente è stata contenuta, spesso diventano adulti ansiosi, insicuri,
con convinzioni su di sé tipo “Io non sono amato”, “Io sono vulnerabile”, accompagnate
con la paura costante di essere abbandonati, traditi e non ascoltati.
Dott.ssa Stefania Alfano
Psicologa-Psicoterapeuta
Nessun commento:
Posta un commento