mercoledì 17 giugno 2015

Il Cibo va gestito: ma come?!

Iniziare una dieta risolve i vari aspetti dell'alimentazione sotto diversi aspetti: si comincia dalla spesa, facendola nel modo più razionale possibile, acquistando solo gli alimenti richiesti dalla dieta ed evitando nel limite del possibile quelli non contemplati. E' consigliabile fare la spesa con una lista, dopo avere mangiato ovvero a stomaco pieno, possibilmente senza nessuno che determini acquisti "pericolosi". Un vantaggio sarebbe evitare le grandi scorte, con conseguenti accumuli di provviste che qualcuno dovrà pur ultimare. La gestione delle scorte è fondamentale: è sicuramente meglio evitare di esser indotti in tentazione. Una buona gestione delle provviste ha proprio questa funzione. In particolare servirebbe tenere lontano dagli occhi e fuori portata tutti i cibi pericolosi.

La preparazione del momento del pasto è il successivo passaggio importante. L'importanza di questo passaggio è legata alla necessità di chiarire quali sono i momenti del pasto e quali no. Serve cioè a separare correttamente i momenti in cui si mangia dai momenti in cui non si mangia.
Per questo motivo è bene imparare a non mangiare o bere nulla che non sia stato posto prima sulla tavola. L'atto del mangiare deve svolgersi evitando tutte le attività e le distrazioni, quali ad esempio guardare la televisione, ascoltare la radio, leggere il giornale: devi renderti conto che ti stai alimentando. Sempre per ben distinguere i momenti devi imparare a non mangiare durante lo svolgimento di altre attività. Mangia sempre con calma, senza fretta, cercando di apprezzare le sensazioni gustative anziché masticare e ingerire e basta: la stessa quantità di cibo mangiata con tranquillità e gusto ti sazia di più che mangiata velocemente. Se può essere utile, fa piccoli bocconi e non prepararne altri finchè quello precedente non sia finito del tutto. Fare tutte queste cose non ti costa alcuna fatica e ti aiuterà molto.

Rivolgersi sempre ad uno specialista è la prima regola fondamentale.


Dieta alla mano, però, tra il dire e il fare c'è di mezzo un mare...di errori!

Per dimagrire davvero, infatti, non basta la semplice decisione di mettersi a dieta. Per partire con il piede giusto, e sperare di ottenere risultati validi e definitivi,occorre avere ben chiari alcuni principi. Come parte integrante di un programma alimentare Occorre educazione alimentare e comportamentale . Non bisogna limitarsi a eseguire rigidamente e superficialmente una dieta… meglio cercare di comprendere e imparare il più possibile per non ricadere negli errori precedenti! È indispensabile un programma a lunga scadenza, che si estenda fino al consolidamento del risultato raggiunto. Se metà del lavoro consiste nel raggiungere il peso ideale, l'altra metà consisterà nel mantenerlo per sempre. Fare da soli non paga. Di tutti i modi per fare una dieta, quello che solitamente da meno frutti è quello fai da te, che di solito inizia e finisce in breve e per di più senza alcun risultato. Proprio perché non si tratta semplicemente di dimagrire, ma di imparare ad alimentarsi, è importante avere uno o più punti di riferimento.



Dott.ssa Guerrera Mariacarmela
Biologa Nutrizionista









lunedì 8 giugno 2015

Il Disturbo somatoforme



Le malattie somatiche sono quelle che manifestano i nostri meccanismi difensivi più arcaici, attraverso l’espressione diretta del disagio psichico nel corpo. Le capacità difensive tendono a tener lontani quei contenuti psichici per noi inaccettabili e imprevedibili, anche a costo di nuocere il proprio corpo. Le emozioni sono troppo dolorose per poter esser vissute e sentite, e pur essendo presenti, non vengono percepite e verbalizzate.

Il disturbo somatoforme è per definizione una sindrome caratterizzata dalla presenza di sintomi fisici che suggeriscono l’esistenza di un disturbo organico ma che, in realtà, non sono giustificati né da una condizione medica generale, né dagli effetti diretti di una sostanza, e né da un altro disturbo mentale. Affinchè si possa parlare di disturbo di somatizzazione, deve essere presente una storia di molteplici lamentele fisiche cominciate prima dei 30 anni, che portano ad una continua ed estenuante ricerca di trattamento, ad un punto tale da poter causare significative menomazioni del funzionamento sociale, lavorativo, o in altre importanti aree della vita della persona. I sintomi non sono prodotti in maniera intenzionale né sono simulati; i sintomi somatoformi storicamente riconosciuti sono quelli da conversione, da dolore psicogeno, e da somatizzazioni.

L’attenzione  è riposta principalmente sui segnali provenienti dal proprio corpo, interpretandoli come sintomi di una patologia organica, nonostante le numerose visite attestino il contrario. In realtà, alla base vi è una difficoltà nel processare coscientemente le informazioni viscerali dell’attivazione emozionale. In chiave psicosomatica, i sintomi cutanei sono rappresentazioni simboliche di situazioni che non possono essere espresse adeguatamente dall’ Io: le emozioni sono vietate. In ambito neuro biologico MacLean, già nel 1949, formulò l’ipotesi che nei pazienti psicosomatici le emozioni non riuscissero a giungere dai centri nervosi inferiori alla corteccia, impedendone, in tal modo, la verbalizzazione (Solano, 2001). Nell’impossibilità di pronunciare le emozioni, le parole rimangono, secondo l’espressione di N. Abraham e M. Torok (1978), "sotterrate vive".

Diversi studi, alla fine degli anni ottanta, hanno dimostrato un’associazione tra disturbi somatoformi e storie di traumi infantili.
A causa di ciò, sotto la pressione di altri eventi, si può produrre una frammentazione della  personalità, ossia l’ultima risposta possibile per difendersi dalla sofferenza. Tra le operazioni difensive che la mente umana può mettere in atto per contrastare il dolore, la dissociazione è certamente uno dei meccanismi più arcaici e immediatamente disponibili cui l’essere umano può ricorrere, sin dalle prime fasi dello sviluppo per preservarsi dalla minaccia di disgregazione psichica. La dissociazione è il risultato di un’istintiva risposta di sopravvivenza, ed è una delle possibili risposte, e, in generale, viene espressa come mancanza di integrazione tra le esperienze corporee, emotive e cognitive, e le rappresentazioni del Sé.


Dr.ssa Stefania Alfano
Psicologa-Psicoterapeuta