Disturbi del
comportamento alimentare
Con il termine disturbi
alimentari (DCA) si fa globalmente riferimento ad un disagio caratterizzato da
un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo. Accanto
all’alterazione del comportamento alimentare è presente, infatti, un’alterata
valutazione delle proprie forme corporee, con la sensazione di essere grassi o
brutti o “sproporzionati” e, quindi, socialmente non accettabili. Sono spesso
sotto-diagnosticati o diagnosticati tardivamente rispetto all’esordio dei
sintomi, in quanto tipicamente gli individui affetti non cercano trattamento
psicologico specifico .
Le cause dei disturbi
alimentari possono essere di vario genere ed entità ed il cibo diventa l’anestetico
che permette di non sentire la sofferenza, un’auto-cura per non pensare. In
questo modo, però, il dolore permane e la vita non viene vissuta a pieno. I
disturbi alimentari sottendono, infatti, disagi psicologici profondi e sono un
modo per comunicare sofferenze e paure. Essi consentono di trovare una forma
mentale di rifugio e di protezione che non si saprebbe trovare altrove, in un
dato momento della propria esistenza: paradossalmente, offrono un senso di
sicurezza e di controllo totale del mondo di vissuti di sofferenza sottostante.
Secondo il più
utilizzato manuale diagnostico (DSM-IV-RT), i Disturbi del Comportamento
Alimentare comprendono l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa e i Disturbi
Alimentari Non Altrimenti Specificati (DCA-NAS), ovvero un gruppo di patologie,
la cui incidenza annuale è in aumento esponenziale ed in cui rientrano tutti
quei casi di rapporto disturbato con l’alimentazione o con il proprio corpo,
che non soddisfano i criteri diagnostici per le precedenti categorie: ne sono
un esempio l’iperfagia emotiva, la tendenza alla restrizione alimentare con
normale BMI corporeo, il sovrappeso per eccessiva alimentazione, la presenza di
sporadiche abbuffate alimentari senza puntuali condotte compensatorie come il
vomito autoindotto, la precisione nel “mangiar sano”, con eccessiva attenzione
all’alimentazione (Ortoressia), la Fitness-dipendenza (Vigoressia), una dieta
vegetariana stretta (Vegani), la preoccupazione, più frequente nei maschi, di
avere una certa massa muscolare (Sarcoressia), etc.
E’ prevista la prossima
inclusione nei manuali diagnostici di disturbi alimentari aggiuntivi in qualità
di categorie primarie: il Disturbo da Abbuffate Compulsive o Binge Eating
Disorder (BED), con due sottogruppi diagnostici, ovvero la Sindrome da
Alimentazione Notturna o Night Eating Sindrome (NES) e l’Obesità con Componenti
Psicologiche o Comportamentali.
La RIABILITAZIONE
NUTRIZIONALE è necessaria per tutti i pazienti.
Solitamente il
raggiungimento del peso ottimale non è l’obiettivo primario. Il counselling
nutrizionale è importante per abituare il paziente a consumare pasti regolari e
a non abbuffarsi, aumentare la varietà dei cibi, correggere le carenze
nutrizionali, ridurre al minimo le restrizioni dietetiche, incoraggiare lo
svolgimento di attività fisica salutare, ma non eccessiva. La prescrizione di
diete può essere controproducente, se non dannosa. I regimi dietetici rigidi
con alimenti pesati rafforzano il controllo sul cibo-calorie-corpo dei
pazienti, favorendo l’esordio o la cronicizzazione del disturbo. Il
nutrizionista introduce principi di alimentazione sana, mette al corrente il
paziente dei rischi sulla salute causati dagli squilibri nutrizionali e
contiene gli inevitabili fallimenti dietetici dei pazienti, incoraggiandoli al
cambiamento e invitandoli ad una comprensione più profonda dei loro problemi
col cibo.
Dott.ssa Guerrera Mariacarmela
Biologa Nutrizionista
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