sabato 15 marzo 2014

Disturbi del comportamento alimentare
Con il termine disturbi alimentari (DCA) si fa globalmente riferimento ad un disagio caratterizzato da un alterato rapporto con il cibo e con il proprio corpo. Accanto all’alterazione del comportamento alimentare è presente, infatti, un’alterata valutazione delle proprie forme corporee, con la sensazione di essere grassi o brutti o “sproporzionati” e, quindi, socialmente non accettabili. Sono spesso sotto-diagnosticati o diagnosticati tardivamente rispetto all’esordio dei sintomi, in quanto tipicamente gli individui affetti non cercano trattamento psicologico specifico .

Le cause dei disturbi alimentari possono essere di vario genere ed entità ed il cibo diventa l’anestetico che permette di non sentire la sofferenza, un’auto-cura per non pensare. In questo modo, però, il dolore permane e la vita non viene vissuta a pieno. I disturbi alimentari sottendono, infatti, disagi psicologici profondi e sono un modo per comunicare sofferenze e paure. Essi consentono di trovare una forma mentale di rifugio e di protezione che non si saprebbe trovare altrove, in un dato momento della propria esistenza: paradossalmente, offrono un senso di sicurezza e di controllo totale del mondo di vissuti di sofferenza sottostante.

Secondo il più utilizzato manuale diagnostico (DSM-IV-RT), i Disturbi del Comportamento Alimentare comprendono l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa e i Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (DCA-NAS), ovvero un gruppo di patologie, la cui incidenza annuale è in aumento esponenziale ed in cui rientrano tutti quei casi di rapporto disturbato con l’alimentazione o con il proprio corpo, che non soddisfano i criteri diagnostici per le precedenti categorie: ne sono un esempio l’iperfagia emotiva, la tendenza alla restrizione alimentare con normale BMI corporeo, il sovrappeso per eccessiva alimentazione, la presenza di sporadiche abbuffate alimentari senza puntuali condotte compensatorie come il vomito autoindotto, la precisione nel “mangiar sano”, con eccessiva attenzione all’alimentazione (Ortoressia), la Fitness-dipendenza (Vigoressia), una dieta vegetariana stretta (Vegani), la preoccupazione, più frequente nei maschi, di avere una certa massa muscolare (Sarcoressia), etc.
E’ prevista la prossima inclusione nei manuali diagnostici di disturbi alimentari aggiuntivi in qualità di categorie primarie: il Disturbo da Abbuffate Compulsive o Binge Eating Disorder (BED), con due sottogruppi diagnostici, ovvero la Sindrome da Alimentazione Notturna o Night Eating Sindrome (NES) e l’Obesità con Componenti Psicologiche o Comportamentali.

La RIABILITAZIONE NUTRIZIONALE è necessaria per tutti i pazienti.

Solitamente il raggiungimento del peso ottimale non è l’obiettivo primario. Il counselling nutrizionale è importante per abituare il paziente a consumare pasti regolari e a non abbuffarsi, aumentare la varietà dei cibi, correggere le carenze nutrizionali, ridurre al minimo le restrizioni dietetiche, incoraggiare lo svolgimento di attività fisica salutare, ma non eccessiva. La prescrizione di diete può essere controproducente, se non dannosa. I regimi dietetici rigidi con alimenti pesati rafforzano il controllo sul cibo-calorie-corpo dei pazienti, favorendo l’esordio o la cronicizzazione del disturbo. Il nutrizionista introduce principi di alimentazione sana, mette al corrente il paziente dei rischi sulla salute causati dagli squilibri nutrizionali e contiene gli inevitabili fallimenti dietetici dei pazienti, incoraggiandoli al cambiamento e invitandoli ad una comprensione più profonda dei loro problemi col cibo.

Dott.ssa Guerrera Mariacarmela
Biologa Nutrizionista

Nessun commento:

Posta un commento