Lo sviluppo del linguaggio.
Il linguaggio permette
almeno due importanti funzioni: quella comunicativa grazie alla quale siamo in
grado di trasmettere idee e conoscenze, e quella simbolica e di astrazione. La
capacità di astrarre e di utilizzare simboli, è talmente importante per lo
sviluppo e l’impiego del nostro pensiero, che il rapporto tra linguaggio e
pensiero è stato un tema molto discusso in psicologia. Anche per il linguaggio, ci sono varie
teorie a sostegno della sua nascita ed evoluzione.
I bambini, fin dalla
nascita sono predisposti ad apprendere il linguaggio, e sembrano
attribuire, sin dal momento in cui vengono alla luce, un valore speciale ai suoni del linguaggio. La fase di apprendimento inizia a tre mesi, con la semplice
percezione dei suoni e il riconoscimento della provenienza, arrivando, poi, ad
acquisire la grammatica di base intorno ai 5 anni di età. Tutto ciò è agevolato dalla rapida
evoluzione dell’emisfero cerebrale sinistro, a partire dalla 35° settimana di
vita, deputato all’elaborazione del linguaggio. Neonati di 3 giorni,
mostrano di preferire il linguaggio a qualsiasi altro suono. A 6 mesi, i
bambini riescono a cogliere le differenze tra due suoni diversi, in una
qualunque delle lingue parlate al mondo; dopo i 6 mesi sono in grado di
discriminare tra i suoni che appartengono alla loro lingua madre ed un’altra
lingua.
Intorno ai 2 mesi
incomincia a produrre una nuova categoria di suoni più simile al linguaggio, il
“cooing”, che consiste in una serie di vocali ripetute. Tra i 4 e i 6 mesi al
cooing subentra la lallazione ovvero la “ripetizione di sillabe uguali, con
ritmo respiratorio uguale a quello del linguaggio articolato, senza contenuto
designativo specifico, senza alcuna finalità cosciente" (Stern). E successivamente il balbettio, cioè la
ripetizione di consonanti e vocali abbinate. A 8 mesi il balbettio comincia ad
essere composto da suoni che imitano nel ritmo e nel tono, la lingua che i
bambini sentono intorno a sé. Intorno ai 10 mesi, i balbettii non sono più così
casuali, ma sono legati a contesti specifici. Questi suoni precursori delle
parole sono definiti come “vocaboli contestuali”, per distinguerli dalle vere
parole che hanno funzione simbolica.
Durante il primo anno
di vita prendono forma nel bambino i primi mezzi di comunicazione, caratterizzati,
in questa fase, da tentativi di imitazione di suoni proposti dall’adulto.
Proprio nell’ecolalia (ripetizione di suoni), secondo Piaget, sarebbe da
ricercare la principale forma di acquisizione del linguaggio. Queste melodie
ritmiche diverse, sono utilizzate per indicare intenzioni, e desideri differenti.
Tra il primo e il
secondo anno di vita, il bambino affina le proprie capacità, e inizia a
produrre le prime espressioni che possano anche essere costituite da una sola
parola. Queste espressioni vengono indicate con il termine di “olofrasi”.
Successivamente il
bambino comincia a legare insieme due, tre, quattro parole per formare frasi.
In questa fase, le frasi non sono né corrette né complete, il linguaggio del
bambino, in questa fase, viene definito “linguaggio telegrafico”. Dai 2 ai 3
anni i bambini possiedono 300 vocaboli. È questo il periodo dei perchè. Il
bambino assimila le forme sintattiche e grammaticali attraverso una continua
richiesta di rispondere a specifiche domande, questo, serve anche per
arricchire il suo lessico e il suo vocabolario. Da questa età in poi, il
bambino continua ad arricchire il suo vocabolario e a perfezionare le sue
conoscenze grammaticali, fino a che intorno ai 5 anni diviene padrone di
strutture assai simili a quelle di adulti e controlla un vocabolario di circa
duemila parole.
Con l'ingresso nella
scuola primaria si incrementano le funzioni interattive del bambino, si
perfezionano le modalità con cui si scambiano le informazioni e si formulano le
domande. Occorre sottolineare
che ogni bambino ha i suoi tempi, e che cause ambientali e genetiche possono
rallentare lo sviluppo del linguaggio. E' importante che gli adulti, per favorire una maggior competenza linguistica da parte del bambino, prestino ascolto al bambino quando si rivolge a noi; instaurare una conversazione con il bambino; incoraggiare e rinforzare i tentativi del bambino di dire nuove parole; lasciare che il bambino ci racconti o inventi storie per noi; lodare il bambino quando parla dei suoi sentimenti, dei suoi pensieri o delle sue paure; raccontare delle filastrocche o cantare delle canzoni insieme con il bambino; leggere al bambino lunghe storie.
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