Viviamo
in un mondo sempre più attento alla cultura del cibo. Il cibo è
vita, gratificazione, stimola i sensi, è anche convivialità,
fantasia e passione. Fino ad oggi abbiamo sempre calcolato le calorie
dei cibi limitandoci ad una visione uni-dimensionale degli alimenti,
ma questi sono molto di più di un semplice carburante. Ogni alimento
che ingeriamo veicola molecole che fungono da messaggeri e che
possono contribuire a mantenerci sani oppure farci ammalare. Il
significato del verbo "mangiare" ha da sempre superato la
sua mera funzione primaria, non identificandosi semplicemente con
l'assunzione di cibo, ma piuttosto legandosi in modo imprescindibile
al
concetto
di convivialità.
Il
semplice abbinamento cibo-sostentamento ha ben presto lasciato spazio
a nuovi valori e significati che rientrano nella sfera sociale
dell'essere umano. Chi decide di dividere la stessa tavola e di
mangiare assieme, vuole rendere gli altri commensali partecipi di
nuove esperienze, culinarie e non, vuole dividere con loro il piacere
della tavola, rafforzare un legame sociale, condividere momenti da
ricordare.
E'
riconducibile al cibo il concetto che riguarda l'identità
culturale.
Le
diverse culture gastronomiche, infatti, hanno contribuito a definire
e ad identificare, nel corso dei secoli, l'identità di un popolo e,
di conseguenza, il suo stile di vita.
Un
terzo aspetto collegato direttamente al cibo riguarda la
salute.
Oggi non è sempre facile degustare prodotti sani e genuini.
Conservanti, coloranti, anabolizzanti e sostanze chimiche di sintesi
di cui si è fatto largamente uso negli scorsi decenni, hanno
contribuito ad accrescere in ognuno di noi il sospetto ogni volta che
ci approcciamo ad un nuovo alimento. Le notizie che la cronaca
riporta di tanto in tanto riguardanti le sofisticazioni alimentari
non ci rassicurano.
Insomma,
il
cibo, oltre ad essere fonte di nutrimento, veicola innumerevoli
significati:
- Cibo come tradizione. È nei piatti tipici e tradizionali che si conserva spesso una parte importante della cultura di un popolo, di una regione, che si tramandano vecchi saperi, sapori e valori.
- Cibo come amicizia. L'offerta di cibo è il primo gesto di amicizia, in ogni parte del mondo.
- Cibo come ritrovarsi. Per una famiglia spesso è il momento del pranzo, della cena, l'occasione per riunirsi e ritrovarsi insieme. Ed è in tavola che affiora sempre un po' di noi: i gesti della convivialità, i piccoli impacci, le ruvide cortesie, gli sbalzi di nervosismo, le storie individuali con i loro intrecci, piccoli e grandi problemi.
- Cibo come festa. Non si può pensare a nessuna occasione di festeggiamento, in tutti i luoghi e tempi, senza un ricco buffet o senza le portate più importanti.
- Cibo come approfondimento di un rapporto. A tavola, vuoi per un appuntamento di lavoro o di piacere, ci si lascia andare di più. E il tutto diventa un'occasione di comunicare, difficile da ricreare altrove.
- Cibo come piacere. Il piatto fumante davanti ai nostri occhi, il profumo, il gusto dell'assaggio, poi l'appetito saziato… sono tutte sensazioni estremamente piacevoli.
- Cibo come rituale. L'attenzione nel preparare la tavola, per sé e per gli altri, la disposizione delle cose e dei piatti, la cura nel cucinare i propri piatti preferiti, o quelli delle persone a noi care... momenti preziosi, da ritagliarsi come antidoto alla frenesia dei tempi d'oggi, e da pensare come gesti per prendersi cura di sé.
- Cibo come coccola. Stupendi manicaretti, il cioccolato, il liquore dopo pasto... Sono attimi preziosi che dedichiamo a noi stessi, quasi come una carezza.
- Cibo come atto sensuale. Il miglior preliminare all'intimità? Una cena! Con tutti gli ingredienti giusti: l'atmosfera, i sapori, i gesti... e l'amore.
"Siamo quello che mangiamo", affermava il filosofo Feuerbach e proprio perchè conosciamo
l'importanza
della corretta alimentazione
per
il nostro benessere psicofisico, che inizia a farsi strada una
sensibilità sempre maggiore nei confronti della qualità del cibo
che consumiamo e dell’importanza di acquistare prodotti alimentari
naturali e garantiti.
Il
cibo ruota attorno agli orari dei pasti e della commensalità, con
una dimensione essenzialmente sociale e pubblica.
Questo vuol dire che, soprattutto nella
dieta
mediterranea,
vince il concetto del cibo inteso non come un mero fenomeno
nutrizionale, ma piuttosto come sintesi di un insieme di valori
storici, etici e culturali. In poche parole, del
cibo
inteso come piacere.
Filo
conduttore di questo piacere è senz’altro la convivialità, la
condivisione in senso ampio di momenti della vita con altre persone,
e, in modo particolare, la condivisione del mangiare. Non stupisce
quindi constatare che i popoli del Mediterraneo legassero (e leghino
ancor oggi) il fatto di condividere un momento di serenità e
felicità con altre persone nell’atto del mangiare insieme, nel
convivio, nel banchetto.
La
parola “convivialità”
ci parla, quindi, del cibo quale piacere e del cibo quale atto
sociale. La cultura mediterranea vive al plurale: la strada, la
piazza, il mercato, il luogo di culto, l’osteria, il bar sono tutti
luoghi fisici di incontro, di contatto, di scambio, non solo fra
persone ma anche fra idee,
culture,
modi
di vivere e
di pensare.
E non è un caso che la cucina
mediterranea sia,
nel mondo, una delle cucine più varie e più “contaminate” da
molteplici influenze, tanto culturali quanto sensoriali.
La
preparazione del cibo è già essa stessa un momento di incontro e di
scambio,
un’esperienza di condivisione comune di qualcosa che è il frutto
del lavoro, sapiente e spesso molto lento e paziente, dell’uomo. I
momenti di incontro, siano essi interni al nucleo familiare o fra
estranei, sono legati al cibo e alla sua fruizione, al fatto di
essere “seduti attorno a una tavola”, al rito del mangiare. Un
rito
che,
inevitabilmente, è influenzato e definito con forza nei suoi modi,
tempi, suoni,colori, immagini e sapori dallo spirito mediterraneo.
Sedersi
a mangiare in compagnia, talvolta anche a tavolate gioiosamente
chiassose, rinsalda i legami di parentela e amicizia e facilita i
processi di coesione sociale. Preparare il cibo, scambiarlo,
consumarlo con altre persone condividendone il piacere e i segreti,
rappresenta un modo di vivere che dà valore ai rapporti, al tempo
dedicato all’altro, al buono e al bello delle esperienze
sensoriali. È, infine, un’attenzione, oggi sempre meno presente,
alla trasmissione del sapere e delle tradizioni
culinarie
dei diversi luoghi e delle
diverse
culture.
Dott.ssa Guerrera Mariacarmela
Biologa Nutrizionista
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