sabato 12 aprile 2014

Tu chiamale...emozioni.

La parola emozione risale dalle parole latine ex moveo (muovere da): l'etimologia ci fa capire che ad ogni emozione di base, si associa una tendenza ad agire
Le emozioni sono fenomeni biologici innati, geneticamente programmati, mediati dai sistemi subcorticali e limbici, funzionali alla sopravvivenza della specie e basati su segnali non-verbali (come ad esempio la mimica facciale, la gestualità, la postura corporea ed il tono vocale).  Ad esempio, la rabbia può essere visibile nella bocca corrucciata, nei pugni serrati, negli occhi stretti e, in una generale, nella tensione del corpo; la paura può essere comunicata dalle spalle curve, dal respiro trattenuto e da uno sguardo implorante. Con l’espressione delle emozioni, la persona,dunque, può chiedere aiuto agli altri, o può comunicare perplessita’, sorpresa, gioia, tristezza, etc.
Le reazioni emozionali comunicano i nostri bisogni, le intenzioni e i desideri dell’organismo, e sono fondamentali  nella vita di tutti i giorni. Infatti, le funzioni principali delle emozioni sono: comunicare gli stati interni ad altri significativi; promuovere la competenza esplorativa dell’ambiente; promuovere risposte adeguate alle situazioni di emergenza; regolare il comportamento. 
Le nostre emozioni sono, in ogni caso, espressione di un tentativo, più o meno efficace, di adattamento a ciò che ci circonda. Le emozioni aggiungono un colore motivazionale all’elaborazione cognitiva, e agiscono come segnali che ci fanno notare e prestare attenzione a determinati segnali; ci aiutano ad agire in maniera adattiva richiamando la nostra attenzione su eventi e stimoli ambientali significativi. Il “cervello emotivo ci dirige verso le esperienze che cerchiamo, e quello cognitivo cerca di aiutarci ad arrivarci nella maniera più intelligente possibile” (Servan-Schreiber, 2003). Secondo Llinas, “ Così come il tono muscolare funge da piattaforma di base per l’esecuzione dei movimenti, le emozioni rappresentano la piattaforma premotoria che ci guida o ci trattiene relativamente alle nostre azioni”. 

Anche le emozioni più intense e intollerabili vanno ascoltate, poichè con forza ci segnalano che qualcosa non va e che forse vale la pena fermarci a capire. La capacità di soffermarsi sui propri segnali emotivi e di capirne il personale senso e significato, comunicandolo a se stessi e agli altri, attraverso processi di dialogo interno e di condivisione sociale, consente di ritrovare il proprio equilibrio, dopo momenti o periodi di instabilità.
Può capitare di avere  una particolare difficoltà di identificare e comunicare le emozioni. Il termine alexithymia (dal greco alpha = assenza, lexis = linguaggio, thymos = emozioni, ossia “assenza di parole per le emozioni”)  indica persone con una difficoltà a verbalizzare i propri stati emotivi e, ad un’indagine più approfondita, sembrano non averne affatto consapevolezza. La capacità di riflettere su un’emozione e di permetterle di essere una parte dei dati che guidano l’azione, viene persa mentre la sua espressione diventa esplosiva e incontrollata. Alcune persone possono, infatti, mostrare scoppi improvvisi di emozioni intense (come rabbia, paura o pianto), con una difficoltà a collegare la manifestazione emozionale con ricordi, fantasie o specifiche situazioni. 
La difficoltà di verbalizzare i vissuti emotivi, si traduce in un linguaggio del corpo che permette di manifestare il disagio provato.  Per questo motivo, nei disturbi della regolazione affettiva la mente non entra ancora in gioco, e il disagio è concentrato nel corpo.

Il primo passo per avvicinarci alla comprensione delle emozioni è, dunque, riconoscerle su noi stessi, prima ancora di riuscire a comunicarle. Ma come fare? Notare le emozioni significa essenzialmente rivolgersi con consapevolezza alla propria esperienza interiore e alla consapevolezza del corpo. Ogni emozione si accompagna a delle sensazioni fisiche, spesso molto intense, a volte meno, che possono farci da guida nell’identificare il nostro stato interno. Si tratta di ascoltare e soffermarsi con quello che sentiamo nel corpo. Cosa sento? Dove lo sento? 
Come Damasio, anche  Frijda ha supposto che le emozioni sono inseparabili dal corpo: “Le emozioni sono... questioni che riguardano il corpo: il cuore, lo stomaco e le budella, l’attività e l’impulso corporei. Sono della carne e la bruciano. Sono anche del cervello e delle vene”. Sia che siamo consapevoli o meno di queste sensazioni interne, esse contribuiscono alle emozioni e ne rappresentano il risultato. Le farfalle nello stomaco ci dicono che siamo eccitati, una sensazione pesante al torace ci parla di dolore, la tensione della mascella ci informa del fatto che siamo arrabbiati e un formicolio pervasivo indica paura (P.Ogden,2006). Ascoltare il corpo consente di entrare in contatto, in modo più profondo, con noi stessi e consente,anche, di diventare consapevoli delle nostre emozini.

Dott.ssa Stefania Alfano
Psicologa-Psicoterapeuta

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