Quante
volte, quando
il nostro umore era giù o semplicemente per noia,
abbiamo ceduto alle lusinghe degli alimenti che più ci piacciono?
Sembra proprio che quel tale alimento sia lì
solo per noi:
è nel preciso istante che partoriamo questo pensiero che la
tentazione vince sulla nostra volontà.
Ed è questa una sintesi efficace del tormentato rapporto tra cibo ed
emozioni.
C’è
chi intende questo atto come un gesto punitivo o d’amore verso se
stesso, o anche un modo per stare (meglio) in compagnia. Pur senza
vivere un rapporto
patologico con l’alimentazione,
capita a molti di usare il cibo per far fronte a stati emotivi
negativi. La cosiddetta fame emotiva risponde ad ansia,
irritabilità, stress.
Ma fateci caso: la
fame emotiva impedisce di gustare realmente ciò che si mangia;
e anzi (si) alimenta (di) sensi di colpa e sentimenti di bassa
autostima.
Il
cibo dovrebbe tornare occasione di convivialità
e soddisfazione.
Esempio tipico: il pranzo della domenica di tanto tempo fa. Chi non
ricorda qualche prelibatezza che gli preparava la nonna?
Per
non “mangiare
le nostre emozioni”
è necessario riflettere e fermarsi: basta davvero poco per resistere
alla tentazione impulsiva. La fame fisiologica nasce dal bisogno di
nutrirsi, mentre la fame emotiva nasce dal desiderio di sopprimere
un’emozione negativa, insorge
in genere in modo improvviso e diventa in breve incontrollabile,
mentre la fame fisiologica si instaura gradualmente ed è preceduta
da segnali, come il brontolio dello stomaco, che aumentano
progressivamente di intensità.
Nella
fame emotiva si desidera un particolare alimento, spesso purtroppo si
tratta di alimenti senza proprietà nutritive nobili (il cosiddetto
“junk
food”,
cibo spazzatura, come patatine, merendine, bibite zuccherate), che
tuttavia hanno la proprietà di gratificarci.
La
prova che non si tratta di fame reale, fisiologica, è data dal fatto
che il tentativo di sostituire il “cibo spazzatura” con un
alimento sano, non produce l’effetto desiderato, né tanto meno il
senso di sazietà. La fame emotiva induce un comportamento alimentare
automatico, la persona non si rende conto di consumare in poco tempo
una grande quantità di quell’alimento (ad esempio un’intera
scatola di biscotti), senza nemmeno provarne il gusto, mentre la
scelta in caso di fame fisiologica è sempre consapevole e aperta a
diverse possibilità. Dopo avere mangiato per fame emotiva spesso ci
si sente in colpa, mentre ciò non accade in caso di fame
fisiologica. Nella fame emotiva il senso di sazietà non viene
percepito nonostante la quantità di cibo ingerito.
"A
volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi
della coscienza o da quelli della fame" .
Cit. Totò
Dott.ssa Guerrera Mariacarmela
Biologa Nutrizionista
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